21Dic

È il 24 dicembre del 1914, si sta consumando una delle più feroci e spietate guerre combattute dall’uomo, le trincee sono umide e fredde, le murate raccontano storie di dolore e sofferenza, nulla farebbe pensare che è la vigilia di natale, eppure proprio nel posto che non ti aspetti lo spirito del natale arriva con la sua magia, i proiettili smettono di fischiare, i cannoni non sparano più, la nebbia lentamente si dirada, dopo giorni di incessante battaglia cala un silenzio surreale.

Per fare una partitella a calcio ci può posizionare ovunque, non serve un campo rettangolare regolamentare e a volte non serve nemmeno un campo, le porte dovrebbero essere due ma in alcuni casi si può giocare anche con una o perfino senza, magari due lattine sono più che sufficienti, basta in realtà la sola voglia di giocare, il bello del calcio è questo. Non servono scarpe o divise, colori o arbitri ma solo la voglia di giocare con qualunque oggetto più meno tondo che sia in grado di rotolare, per decenni è stato così e nulla ha mai fermato il calcio tranne la guerra, quella sì è riuscita a fermarlo, ma non il 25 dicembre del 1914.

 

Nello sport si vince senza uccidere, in guerra si uccide senza vincere. (Anonimo)

 

 

Nelle fiandre durante la vigilia di Natale ci sono due enormi eserciti che si fronteggiano con l’unico obiettivo di uccidersi a vicenda tutti i giorni, pensate che in una sola lunghissima battaglia di quattro giorni si sono contrapposti circa 2 milioni di soldati e alla fine di queste lunghe e sanguinose giornate si conteranno complessivamente 500.000 vittime da entrambe le parti.

Eppure la sera della vigilia di Natale del 1914 i cannoni smettono di tartassare gli schieramenti, lentamente i soldati abbassano le armi, forse non hanno più la forza nemmeno di ascoltare gli ordini che i generali scrivono al sicuro nelle retrovie.

In quella notte di oltre cento anni fa, timidamente, fanno capolino dalle trincee tedesche delle candele a formare dei piccoli alberi di natale, i soldati intonano Stille Nacht, gli inglesi rispondono con Jingle Bell e alla fine tutti insieme cantano dei motivetti all’unisono, fino all’arrivo della notte, il freddo, nuovamente la nebbia, il sospetto che possa essere una trappola, il silenzio.

Il mattino dopo, il 25, con tanta diffidenza un manipolo di soldati di entrambi gli schieramenti si fanno coraggio e concordano di incontrarsi in campo aperto, certo sono timorosi ma si mettono d’accordo “se voi non sparate non spariamo neanche noi” e accade! Tutti i soldati tirano giù i fucili, il gruppetto si scambia sigarette e cioccolata, rincuorati da questa pausa di umanità inaspettata escono allo scoperto una trentina è più di soldati tedeschi e altrettanti inglesi, si mettono a chiacchierare, qualcuno sa il tedesco e fa da interprete per qualche tedesco che conosce l’inglese, ed è così che magicamente il giorno di Natale del 1914 nelle fiandre fredde e martoriate dalla guerra accade un piccolo miracolo, per poche ore uomini così distanti come ideologia e convinzioni si ritrovano vicini, ridono, mangiano insieme, si scambiano doni con quello che hanno, grappa, whisky sigarette, pezzi di carne. Non importa chi o cosa, l’importante e ritrovare un brandello di quella umanità persa nelle gelide trincee ben descritte nel film 1912.

Beata la stagione che coinvolge il mondo intero in una cospirazione d’amore. (Hamilton Wright Mabie)

Chi vuole ci vede lo spirito del natale, i più pragmatici ci vedranno la consapevolezza nei soldati della loro misera condizione, ciò nonostante è importante conoscere il seguito di questa storia di Natale perché penso che possa essere di grande insegnamento. Un soldato inglese scriverà alla moglie della situazione surreale, della tranquillità di vivere il giorno di natale “quasi” normalmente. Un soldato, tedesco, ha in mano un pallone! Lo lancia sul terreno dove in quel momento ci vede un campo e due squadre per giocare e non militari pronti a uccidersi, non importa se il terreno è martoriato dai crateri lasciati dai cannoni e gli spalti di questo assurdo campo di gioco siano circondati dal filo spinato, in quel preciso istante lo spirito del Natale compie il miracolo, si formano due squadre una di Sassoni e una di Scozzesi, e giocano una partita che rimarrà per sempre nella storia, la partita di natale del 1914, si narra che la partita sia finita 3-2 per i Sassoni, ma realmente finisce quando il pallone si buca sul filo spinato, lentamente i soldati si salutano, si abbracciano, si scambiano auguri e foto, rientrano nelle loro trincee, il Natale è finito!

È Natale ogni volta che facciamo nascere l’amore nei nostri cuori. (Anonimo)

Ho trovato alcune analogie con il nostro brutto periodo in questa storia così emozionante, il calcio si è fermato come durante il primo lockdown e anche se molti che non lo seguono si sono sentiti sollevati, gli spazi delle notizie lasciati liberi dal calcio sono stati occupati dal Covid in tutta la sua drammaticità. Ci sentiamo stanchi di combattere una guerra fantasma contro un nemico invisibile e sento tanti in questi giorni lamentarsi delle feste mancate o dell’impossibilità di vivere il natale con chi si vuole e si ama, pensiamo però ai nostri cari e alla loro salute, troviamo anche noi quel pallone di calcio in grado di trasformare un periodo così negativo in un momento di pace, lontano dai pensieri, facciamolo con chi abbiamo vicino e con chi possiamo contattare in tanti modi diversi facendo sentire loro la nostra vicinanza, compiendo gesti di responsabilità.

Per interrompere questa spirale negativa che è il Covid, dobbiamo impegnarci per aumentare il senso di responsabilità civile e personale, ma dobbiamo anche impegnarci per trovare il bello nelle poche cose che possiamo fare, magari anche solo una telefonata alla persona che si ama. Pensiamo a quel Natale del 1914 e come un semplice gesto come lanciare in aria un pallone, anche se solo per un giorno, riuscì a fermare la guerra!

 

#GemmaDeiNumeri1