18Dic

Oggi vi racconto la mia esperienza con questo mostro chiamato SARS-CoV-2 o più comunemente Covid19. È il 26 novembre, giovedì mattina, mi alzo con più fatica del necessario, solitamente faccio yoga appena sveglia, ma stamane proprio no, non ce la faccio, mi preparo il frullato e vado a farmi la doccia, che fatica tutto. Mi dico che sto tirando troppo la corda ed è normale, ripeto a me stessa “il weekend è vicino, resisti”. Nel frattempo mi scrive Maurizio, il mio CFO, che non si sente bene e che lavorerà da casa. Penso nessun problema la salute viene prima, che strano però anche io non mi sento per nulla bene. Cerco di rincuorarmi pensando che sarà solo la stanchezza accumulata.

Arrivo in ufficio e inizio i miei appuntamenti e per un po’ scordo la spossatezza, verso le 12.30 si decide di andare tutti a pranzo insieme, sono stanca non vorrei ma alla fine l’entusiasmo dei miei collaboratori mi fa decidere per il si. Noto che per fare due passi mi viene il fiatone, ci scherzo su dicendo “ragazzi, mi sto facendo vecchia, aspettatemi”, rido, ma l’affanno è forte. Pranzo con appetito, siamo appena in due tavoli molti hanno optato per lo smart working. Rientrati in ufficio vado via con una scusa perché proprio non mi sento bene, senza allarmare nessuno arrivo a casa, mi cambio per stendermi subito a letto, stasera ho la cena con i ragazzi a casa del papà, non vorrei andare ma ho promesso, vabbè riposo e poi vado. Cosi faccio, praticamente dormo dalle 15 alle 19.30 poi mi preparo e raggiungo i ragazzi, ceno con loro ma sono assente, la testa è pesante, un po’ di mal di gola, inizio a sentire le ossa malconce, che strano eppure non ho preso freddo, o forse sì, mercoledì sera fuori da un cliente a chiacchierare con indosso solo una camicetta e uno scialle, mannaggia, non mi copro mai abbastanza!

Finita la cena mi fermo solo 10 minuti, chiedo scusa e vado via a casa prendo un Fluimucil per sicurezza e mi metto a letto. Nottata pesante mi giro e rigiro, sudo ma niente febbre, il mal di gola diventa più forte, spero sia solo influenza domattina andrà meglio, ma le ossa proprio non ce la fanno, schiena, gambe, addominali, testa, tutto un dolore, e credetemi ho la soglia del dolore molto alta, decido di non sottovalutare il problema e mi prenoto per il tampone venerdì 27 novembre ore 13, il mio CFO per scrupolo eseguirà il tampone alle 14, che fatica vestirmi per andare a fare il tampone ma come Dio vuole alle 13,45 sono a casa. Mi rimetto a letto peggio di prima, sempre più debole, mi prendo un’aspirina, ho voglia solo di dormire, cado praticamente in letargo, chiedo ai ragazzi di stare con il papà.

“Davvero abbiamo bisogno di perdere qualcosa per riscoprire chi abbiamo accanto?”

Mio figlio maggiore lavora con me, ma per fortuna da una settimana lo vedo poco per via di alcuni suoi impegni personali, dormo, forse fino a tardissima sera poi mi alzo per una tazza di latte e miele, cerco di riposare, prendo dell’altro Fluimucil stavolta quello per la notte che alla fine non so se fa passare il raffreddore ma almeno anestetizza. Apro gli occhi che cavolo le 10? È sabato 28 novembre di solito mi alzo presto, pimpante e piena di vita, ma oggi no, verso ora di pranzo mi arriva la telefonata di Maurizio che mi avvisa di essere positivo al tampone, cavolo lo sento vicino ora questo mostro, mi dice “vedrai se ancora non ti chiamano vuol dire che non ce hai visto che l’hai fatto prima di me” sarà certamente così, lo spero. Ma sì sarà così, passano le ore e nulla, la stanchezza è pressante. Però ho gusto, ho appetito e sento gli odori mentre lui mi ha detto che già non ne aveva, sono ottimista COME SEMPRE! Intanto comunichiamo ai ragazzi di Point che Maurizio è positivo. POSITIVO! come è cambiato il significato di questa parola che prima del Covid indicava qualcosa di bello mentre ora incute terrore, chiediamo a coloro che sono stati più a stretto contatto di fare un tampone preventivo, si scherza un po’ tutti cercando di sdrammatizzare, alle 19.30 arriva la mia chiamata, direttamente dalla mia dottoressa che con voce grave mi fa “Gemma sei positiva!” ma come? Le dico, “Francesca sei sicura?” E lei dice di si, ma poi sentenzia “Gemma sei un soggetto a rischio per le tue patologie pregresse, pertanto ti faccio recapitare a casa le punture di Eparina da fare ogni sera per 10 sere” ma io non ho mai fatto punture a nessuno figuriamoci a me stessa (panico). Antibiotico e cortisone da prendere subito e gocce per la tosse, allestisco il saturimetro poiché se l’ossigenazione scende a 92 devo chiamare immediatamente la dottoressa e potrebbe servirmi l’ossigeno, suona tutto come una condanna, in pochi minuti mi assale il terrore di non farcela, mi spavento per i miei cari, per un attimo non ascolto più la dottoressa, penso solo a cosa fare a come organizzare tutto a tutti se dovessi ricoverarmi e poi mi dico “no! Serena, ma quale ricovero, non hai quasi sintomi solo stanchezza e affanno” mi faccio coraggio pensando che sarà leggero. Francesca continua a chiedermi di essere scrupolosa e di chiamarla se l’ossigenazione scende, deve stare almeno a 98 mi dice. Ringrazio la mia dottoressa e amica, donna speciale e attenta oltre che amorevole, sono stata proprio fortunata ad incontrarla e mi dico che sono fortunata a vivere in questo meraviglioso paese dove ti assistono in questo modo. Bene prometto di essere attenta e la saluto, ma ho ansia, ho mille responsabilità, ho 3 figli. Nel frattempo già mi ero isolata in una stanza, avviso il papà ed i ragazzi e si decide di stare tutti separati da subito. Mi ripeto che alla fine son fortunata sono a casa ho tutto, sto al caldo, ho le mie comodità, la TV e se voglio libri, PC, cosa desiderare di più? La salute ECCO UN BENE PREZIOSO CHE TROPPO SPESSO DIAMO PER SCONTATO. Non guardo più la TV mi rifiuto di sentire notizie brutte e ho gli occhi pesanti. Nel frattempo arrivano i medicinali, mi faccio coraggio e mi faccio la prima puntura della mia vita DA SOLA. Eparina, a cosa servirà mai, poi subito 2 pasticche di cortisone, alcune gocce e corro a misurare l’ossigenazione, cavoli è a 93/94, non va bene, vi posso assicurare che per un attimo ho pensato ai tubi in trachea al ricovero e all’isolamento totale e mi è preso il panico, mi son messa a letto pensando che il riposo facesse tornare l’ossigenazione, serata e nottata in bianco, al mattino, domenica 29, scrivo a tutti i ragazzi avvisandoli del fatto che ancora una volta volevo confermare la mia POSITIVITÀ  ANCHE CON UN TAMPONE, cercando di allentare la tensione, li prego tutti di andare a fare il tampone, Lorenzo (il nostro Coach Manager) comunica a tutti la possibilità di andare subito in clinica a Moncucco per il tampone, così tutti insieme, come la bella squadra che siamo, si sono recati a farsi TAMPONARE (altra parola che ha cambiato il suo senso con il Covid) entro le 12 tutto fatto, bene non restava che aspettare.

Comunico loro la necessità di lavorare in smart working per stare più tranquilli, verso sera arriva la prima risposta mio figlio Luigi è NEGATIVO per fortuna, per tutti gli altri le risposte sono arrivate il giorno dopo, solo altri tre positivi su quindici, ottimo, non avevano avuto contatti stretti, mascherina sempre indossata, distanza osservata e norme rispettate. Come una mamma anche per i miei collaboratori tiro un sospiro di sollievo. Prenoto anche i tamponi per lunedì mattina per gli altri miei figli ed il papà, la risposta lunedì sera per tutti, solo il papà sarà positivo ma asintomatico, ci isoliamo in quarantena.

Inizia un percorso di isolamento non facile, fatto di paura, ansia e incertezze oltre a un malessere profondo, non sono mai stata negazionista ma neanche una che si beve tutto ciò che sente in giro, avevo già smesso di ascoltare TG poiché ritengo facciano terrorismo mediatico ed è importante preservare ottimismo e carica vitale, beh continuo a dirmi che sono fortunata poiché sono a casa ed ho molto di cui essere felice, la domenica scorre veloce tra la spossatezza tremenda le medicine e la misurazione dell’ossigenazione, alla sera sento il piccolo, che felice e sereno gioca, il papà non ha sintomi per cui ci diciamo tutto sommato sta andando bene. La domenica passa, arriva il lunedì mattina, al lavoro facciamo rientrare solo i negativi, gli altri devono attendere i loro tamponi, poiché, ahimè, in Italia sono più lenti, tutto sembra piano piano rientrare nella normalità, a parte per me, la mia salute peggiora, stanchezza mai avuta prima, mi affanno anche a dire due parole in coda, vorrei leggere o scrivere ma non riesco, resto a dormire tutto il giorno, le giornate passano tra medicine e controllo dell’ossigenazione, cerco anche di far forza ai ragazzi, un po’ cerco di lavorare, ma poi mollo, non reggo, nel frattempo organizzo per tutto l’ufficio, man mano che hanno i risultati negativi dei tamponi, possono tornare in un ambiente sanificato.

 

 

Verso il settimo giorno di isolamento mi inizia una tosse sempre più pressante, da togliere respiro e spaccare i polmoni e la schiena, mi devasta fino a ridurmi in un bagno di sudore, per lo sforzo continuo di tossire, impossibile parlare, impossibile quasi respirare, penso continuamente a tutti coloro intubati o che non ce l’hanno fatta e mi assale la paura, la tristezza, vorrei gridare che devo fare ancora molto, per tutti, i miei figli, me stessa i miei collaboratori, i clienti, vi posso garantire che davvero si pensa a tutta la propria vita e a tutto ciò che si e fatto, che si è avuto e a quanto ancora si dovrebbe fare, ma soprattutto ti rendi conto di quanto tempo sprecato a rincorrere persone o situazioni che sarebbe stato meglio allontanare, questo covid è davvero sottovalutato, ma soprattutto spaventa il modo in cui altri paesi lo stiano affrontando in maniera sbagliata, se stessi ancora in italia forse sarei già rientrata con il mio nome tra i necrologi quotidiani.

Arrivato l’ottavo giorno, mi sembrava di essere guarita, mi sono alzata per la prima volta con meno dolori alle ossa e poca tosse, il malessere sembra diminuito, che bello, riesco a lavorare poco su Linkedin e un pochino al PC, oltre a leggere pure qualche articolo. Ottimisticamente pensavo di rientrare il giovedì al lavoro poiché il centro Covid mi informa che devo fare dieci giorni di quarantena con almeno due giorni asintomatici, invece improvvisamente peggioro! Troppo, a tal punto che la dottoressa mi manda a fare le lastre al Moncucco per scongiurare l’ipotesi che ci sia una polmonite in corso, al centro un via vai di persone che arrivano. Mentre attendo effettuano ben quattro ricoveri, tutti con ossigeno di cui uno poverino intubato, aveva ossigenazione ad 86, la gentilezza e la disponibilità degli operatori è commovente, la delicatezza con cui prendono in consegna i pazienti che arrivano è evidente, nel frattempo mi fanno la lastra e mi danno il dischetto, davanti alla mia faccia titubante il tecnico mi dice di aspettare il responso poiché con il dischetto non c’era risposta, torna e mi dice che per fortuna non è polmonite, ma una bella infiammazione dovuta alla tosse insistente e stizzosa tipica del Covid, avvisandomi che dovrò conviverci abbastanza a lungo poiché è il sintomo più duro ad essere debellato, mi consiglia la Codeina, tiro un sospiro di sollievo e rientro a casa, sempre fiacca e con ossa a pezzi ma con animo più sereno, devo solo avere pazienza e attendere.

“Ciò che una volta presente non ci turba, nell’attesa ci fa impazzire” (Epicuro)

Cosa sarà mai? i miei cari tutti stanno bene, i miei collaboratori quasi tutti e chi ha il Covid e in via di guarigione, beh mi sento fortunata. Non riesco ancora a tenere un discorso in fila per via della tosse che mi blocca ma sono fortunata, la fase acuta sta andando via, sono stata più forte io o solo più fortunata poiché sono stata assistita subito con dedizione e attenzione dalla mia dottoressa speciale Francesca Manieri che ringrazio di cuore, con tutto il suo staff così come il farmacista di Paradiso che mi ha portato subito i medicinali a casa o la mia meravigliosa squadra di collaboratori che mi ha permesso di stare a casa a curarmi mentre loro pensavano alla gestione dei clienti e dei collaboratori esterni. Dovrò stare ancora un po’ a riposo, ma potrò riposare in compagnia dei miei cari, godermi di più i figli, la casa e il cane, potermene stare rilassata a godere di ciò che ho realizzato con grande sacrificio. Due aziende di cui sono fiera, la possibilità ogni giorno di aiutare persone a trovare lavoro e clienti a inquadrare nuovi collaboratori, potermi dedicare a LinkedIn ad esempio, a rispondere a chi mi scrive e a pubblicare nuovi articoli come questo, con il quale vorrei invitare davvero tutti a riflettere sull’essere molto più concentrati su chi siamo e ciò che abbiamo piuttosto che su ciò che vorremmo essere o vorremmo avere, poiché spesso per pensare a ciò che vorremmo di più domani perdiamo di vista il bello di quello che abbiamo accanto oggi.

Ieri mi e stato chiesto se mi stavo annoiando e sorridendo ho risposto “per me la noia e un lusso, per cui sto godendo”.

 

#GemmaDeiNumeri1